Packaging sostenibile: requisiti di compostabilita’ e biodegradabilita’ delle etichette
Sempre più spesso i nostri clienti ci chiedono etichette compostabili e biodegradabili. Ma cosa significa ‘compostabile’ dal punto di vista normativo?
Affinché un packaging possa essere definito tale, deve sottostare a specifiche proprietà espresse nella recenziore normativa EN 13432:2002, conforme alla direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Prima di questa armonizzazione normativa erano parecchi gli equivoci rispetto ai termini ‘compostabile’ e ‘biodegradabile’.
È definibile ‘compostabile’ un materiale che soddisfi contemporaneamente i seguenti requisiti:
- Biodegradazione: significa che il materiale organico deve risultare completamente scomposto in anidride carbonica, acqua e bio materiale dopo il test in specifiche condizioni.
Il test tipico di biodegradazione, in accordo con le regole ISO 14855:1999, ISO 14851:1999 o ISO 14852:1999 è eseguito in condizioni aerobiche. Il criterio di biodegradabilità va eseguito su ogni componente organico della confezione che ecceda l’1% del peso secco della somma dei materiali della confezione.
La somma dei materiali costituenti il packaging NON biodegrabili non deve superare il 5% del peso secco per poter ottenere la certificazione.
Il test richiede che in un massimo di 6 mesi più del 90% del carbonio organico deve essere degradato in CO2 e materiale bio.
- Disintegrazione: il materiale deve essere decomposto in piccoli pezzi. Dopo cinque settimane il 90% del peso secco della confezione deve disintegrarsi in pezzi più piccoli di 2mm.
- Caratteristiche chimiche: l’ammontare dei seguenti elementi deve essere limitato nei materiali compostabili: Zn, Cu, Ni, Cd, Pb, Hg, Cr, Mo, Se, As e F. Alcune etichette compostabili richiedono test addizionali per altre sostanze organiche come l’AOX.
- Ecotossicità: è misurata dalla germinazione e dalla crescita di due piante test. La germinazione delle due piante è comparata fra i due ecosistemi: quello contaminato e quello standard senza contaminazione. Il requisito minimo è che la crescita e la biomassa della pianta contaminata sia almeno il 90% di quella standard.
Come abbiamo detto, il materiale certificato compostabile può contenere al massimo il 5% del peso secco della somma dei componenti non biodegradabili. Ogni componente non biodegradabile, preso individualmente, non deve superare l’1% del peso secco del materiale.
Ad oggi sono disponibili carte sia patinate che termiche totalmente biodegradabili e certificate; questi requisiti riguardano tanto la carta in sé quanto l’adesivo. Il problema quindi non sussiste.
Per quanto riguarda gli inchiostri invece sono considerati NON biodegradabili e dunque devono esser fatti rientrare nel computo del 5% sopra menzionato. Il tetto limite del 5% deve tener conto della somma del peso dell’inchiostro di ogni singolo colore. Se, ad esempio, la somma del peso di ogni singolo colore rientra nel 5%, l’etichetta può essere considerata biodegradabile, a patto che non ci siano altre componenti della confezione che vadano considerate dentro questa percentuale; se così fosse bisognerebbe diminuire la percentuale di copertura di ogni singolo colore.
Il parametro di disintegrazione non è mai imputabile all’inchiostro perché, formando uno strato molto sottile, non intacca questa caratteristica. Anche i rischi di potenziale ecotossicità possono essere facilmente azzerati usando i giusti prodotti.
In questo articolo abbiamo analizzato gli essentialia per ottenere un packaging sostenibile con etichetta compostabile. Ovviamente tutti i criteri vanno valutati caso per caso in base alle esigenze del cliente: potrebbero presentarsi condizioni positive o negative, come ad esempio l’esigenza di colori o di inchiostri speciali che potrebbero danneggiare la biodegradabilità del progetto.
Etiprint è a disposizione per esaminare il tuo progetto e proporre la soluzione migliore.